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La favola nera della strega

Ötzi: poesie da conservare è una rubrica di poesia curata da Luigi Cannillo. Ogni mese una proposta di lettura con un breve commento al testo. Il 19 settembre 1991 venne ritrovato in Val Senales (Trentino-Alto Adige) il corpo perfettamente conservato di un uomo risalente all'età del rame, ribattezzato poi Ötzi. Il clima all'interno del ghiacciaio in cui fu ritrovato permise una conservazione completa del suo corpo. Allo stesso modo, vogliamo intendere le poesie che proponiamo: corpi da conservare, al di là del fluire del tempo.




Numero otto


Gaia Giovagnoli | da Babajaga, Industria & Letteratura, 2023


 

Witcherature: in inglese hanno coniato perfino questo neologismo per riferirsi alla diffusa letteratura sulle streghe. Si tratta in massima parte di fiction, narrativa in romanzi e racconti, a partire dalle fiabe per bambini. La Babajaga di Gaia Giovagnoli è invece uno dei rari esempi in poesia, sviluppato nell’arco di un’intera raccolta.  “Baba Jaga perché non avevi un nome. Meglio unito. Babajaga. Ti piacevano le streghe. Avevi i capelli corti ed elettrici.” In un suo intervento, riportato su doppiozero.com, la scrittrice/editrice Giovanna Zoboli afferma:


“Ogni fiaba è una caduta nella terra dei morti. Ogni fiaba, per questo, è nera. La terra dei morti non ha geografia, si sottrae a ogni tentativo di mappa. […] Il primo sintomo che la annuncia è la perdita. […] La fiaba è una caduta nel buio, fuori dall’alfabeto.”

In questa fiaba nera nel regno di Babajaga, nella sua casa, arriva e fa sosta un uomo che poi sceglie di fuggire. Di lui resta, nella casa stessa e in Babajaga, lo spettro diavolo come conseguenza della perdita.

La raccolta di Gaia Giovagnoli è una forma di narrazione. Ma nonostante la stessa autrice abbia pubblicato anche romanzi, le modalità del racconto in Babajaga è felicemente lontana dal ricalco della prosa. Della poesia mantiene la scansione, alcune forme metriche, la versificazione mobile, le assonanze, la distribuzione e la sequenza dei singoli testi. Si forma così un mosaico del quale fanno parte le poesie che si riferiscono più direttamente allo svolgimento di una storia o alla sua trasfigurazione insieme a testi di tipo più introduttivo/esplicativo; altri versi sono affiancati, in corsivo e allineamento a sinistra, come una seconda voce, o voce del coro, anche come commento o specificazione del motivo conduttore. E troviamo pagine in modalità prosa, come anche il Post Scriptum (impaginato oltre l’indice) in cui, come all’inizio entra in scena piuttosto la Narratrice, o meglio, la sua figura, in prima persona, arricchendo il motivo principale di un elemento soggettivo, autorale, se non autobiografico, completo di data e firma:


“Spero di averti fatto del bene. Spero che le tue forme siano onorate tra i versi che ho scritto: tu, strega assurda di tutti i miti; tu, donna che ha vissuto Ti dissi in una delle tue infinite notti insonni: “Baba, abbiamo parlato abbastanza, tocca andare a dormire”. Te lo direi anche adesso, che vorrei dormire. È ora. Mi senti? Chiudo gli occhi. Prova a farlo pure tu.”


Il complesso del mosaico, ruotando attorno al centro della storia, alla fiaba nera, contribuisce a sviluppare un’opera dinamica e anticonvenzionale. Come “poesie da conservare” proponiamo qui la sequenza finale della raccolta.

 

 

 

 

 



 da Babajaga, Industria& Letteratura, 2023

 

 

Ti infilo negli specchi

e nell’urlo del camino

Ti aspetto sui crocicchi

attorno a casa

ti segno sugli stipiti

e la fronte

 

Ti impiglio nelle spine

e nella scopa

nelle forbici aperte

messe a bloccare

i morti sulla porta

Ti infilo nelle scarpe

puntate verso il letto

che resti in piedi senza passi

a fissarmi mentre dormo

Ti siedo al tavolo alla sera

che lascio apparecchiato

 

C’è il mantra della tazza

appesa a sgocciolare

lo spazzolino secco

lo scolapiatti pieno:

 

fai casa in questi corpi

sul ripiano

sotto gli orli ricuciti

tra i cuscini del divano

 

Te l’ho detto?

Ho trovato una candela

nel cassetto

e ogni volta che fa buio

ti traccio gli occhi

sul soffitto

 

Caro spettro:

ti cerco nelle cose

di casa nostra

e aspetto

- ma ritorna

io faccio piano

lo fanno tutti

ma torna presto

 

 

 

 

Dicono molti

che i morti si infilano

dentro la stoffa

che i morti si incastrano

nei nodi di lana

- che si stendono nelle lenzuola

dei letti disfatti

che si mettono dentro i vestiti

e li fanno freddi

 

Dicono che certe streghe

li tessono dentro gli stracci

 

 

 

 

 

 

Nota bio-bibliografica

 





Gaia Giovagnoli (Rimini, 1992) è laureata in Lettere moderne e in Antropologia culturale all'Università di Bologna. Ha scritto alcuni libri di poesia, tra cui Teratophobia ('Round Midnight, 2018) e Babajaga (Industria & Letteratura, 2023). Nel 2022 nottetempo ha pubblicato il suo primo romanzo, Cos'hai nel sangue (vincitore del Premio Arfelli), e nel 2023 Chiedi se vive o se muore.

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