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Hide your children, hide your husbands.


Chiunque abbia a che fare un po' con la musica avrà sicuramente memoria di una Kate Bush mingherlina e in abito rosso che in video volteggia allucinata sulla note di Wuthering Heights (1978).

La giovane artista pupillo di Peter Gabriel che con la sua voce stridula, quasi infantile, ha influenzato e ispirato una generazione intera di cantautrici e musiciste in tutto il mondo.

Quello che non ci si poteva sicuramente aspettare, però, è come il modo di approcciarsi alla donna che canta della Bush sia stato recepito da una certa frangia di cantautrici, che lo ha interiorizzato e messo in scena a modo proprio.


Ed è qui, come per deformazione o inclinazione su di un piano in cui la luce non passa, che il volto, la voce e l'espressionismo di Kate Bush incontrano quello di un'altra innovatrice sul piano vocale: Diamanda Galas. Nessun prato verde in video ma sessioni ripetute, quasi liturgiche, di una voce che squarcia il suono stesso, come in The Litanies of Satan del 1982, in cui i versi di Baudelaire vengono urlati quasi all'inverosimile, almeno per il tempo.

L'incontro di queste due figure è ciò che può, in qualche modo, tentare di spiegare come si sia arrivati a una realtà musicale ormai ben avviata che sta producendo sempre più cantautrici e musiciste in grado di inquietare e cullare allo stesso tempo.


Per non allargare troppo la mira, le cantautrici di cui si sta parlando sono tre statunitensi e una svedese.

Chelsea Wolfe, Emma Ruth Rundle e Kristin Hayter, in arte Lingua Ignota; le statunitensi.

Anna von Hausswolff dalla Svezia.

Quattro artiste che, seppur con evidenti differenze stilistiche e musicali, conducono il proprio lavoro e la propria ricerca lungo la stessa linea.

Una linea segnata da un percorso preciso, in cui la delicatezza si scontra e scavalca la ferocia e viceversa. Difficile restare negli schemi di un genere ben preciso, anche soltanto per tentare una definizione globale.

Si passa dalle esperienze Post-Rock e Post-Metal di Emma Ruth Rundle (attiva anche nei Red Sparowes e nei Marriages), al gusto per il gotico di Chelsea Wolfe e Anna von Hausswolff, fino ad arrivare alle follie sonore di Industrial e neoclassico di Lingua Ignota.


dal video di Return (2021) - Emma Ruth Rundle

Quello che però le accomuna è la volontà di rendersi partecipi di una costante metamorfosi in seno allo sviluppo dei propri dischi, in cui il volto angelico e il demoniaco si mostrano a più riprese, spesso senza nemmeno dare il tempo di essere identificati.

Questo è ciò che avviene, ad esempio, nell'ultimo disco di Lingua Ignota, Sinner get ready, uscito lo scorso 6 agosto.

Un disco concepito nella sua interezza come un unico lamento, un'unica ricerca di minaccia e vendetta in cui vi è spazio per preghiere ripetitive dall'aria oscura: Hide your children, hide your husbands. Hide your children, hide your husbands. I am a relentless, I am incessant, I am the ocean. And all who dare look upon me on me Swear eternal devotion. Così si apre il disco, con la traccia The order of spiritual virgins. Seppur lontano dalla violenza sonora del precedente

Caligula (2019), la coralità ritualistica del lavoro propone momenti che si susseguono in cui il canto da soprano è brutalizzato e l'opera si apre in tutta la sua interezza.


dal video di Pennsylvania furnace (2021) - Lingua Ignota

Una ritualità rintracciabile anche in Anna von Hausswolff, come in The Mysterious Vanishing of Electra

(2018) uno dei brani più ossessivi della sua discografia.

La indefinibilità assoluta di quello prodotto da queste artiste è presente in ogni lavoro e in ogni lavoro è presente un dualismo feroce e ineccepibile. La mano che culla e la mano che spezza il collo sono la voce utilizzata, le parole cantate o urlate in brani da toni quieti o tempestosi.

Nel momento in cui si entra in relazione con quello che si sta ascoltando si è costretti ad affrontare la violenza del carnale e la apparente delicatezza del puro, sempre utilizzato come arma, allo stesso modo in cui la Mantide religiosa femmina interpreta l'accoppiamento con il maschio.

Si viene cullati e si viene divorati allo stesso tempo, in un gioco in cui anche il momento più Pop e innocuo porta in grembo un demone.


da The Mysterious Vanishing of Electra - Anna von Hausswolff

Non è un caso, infatti, che tante siano state le collaborazioni con gruppi o artisti Metal, come quelle di Emma Ruth Rundle con i Thou (May our chambers be full – 2020 e Helm of sorrow –

2021) in cui la sua voce ridefinisce la scrittura di ogni brano e si insinua come un germe, rendendo ancora più velenoso un contesto musicale già estremo.

La stessa tenebra che riguarda Chelsea Wolfe, che con il titolo di uno dei suoi dischi, Abyss (2015) descrive perfettamente a cosa si va incontro quando si decide di entrare in questo territorio in cui ciò che sembra salvezza è perdizione e non esiste altra salvezza se non l'abbandono.

L'ibrido partorito dall'inquietante infantile di Kate Bush e l'inquietante quasi stregonico di Diamanda Galas è incarnato in varie forme da queste quattro artiste e perfezionato fino al punto di smettere di essere un ibrido e diventare una creatura a sé, un qualcosa di autosufficiente e spietatamente umano.


dal video di Hypnos (2016) - Chelsea Wolfe











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