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La bestia sublime

Ötzi: poesie da conservare è una rubrica di poesia curata da Luigi Cannillo. Ogni mese una proposta di lettura con un breve commento al testo. Il 19 settembre 1991 venne ritrovato in Val Senales (Trentino-Alto Adige) il corpo perfettamente conservato di un uomo risalente all'età del rame, ribattezzato poi Ötzi. Il clima all'interno del ghiacciaio in cui fu ritrovato permise una conservazione completa del suo corpo. Allo stesso modo, vogliamo intendere le poesie che proponiamo: corpi da conservare, al di là del fluire del tempo.




NUMERO SETTE


La bestia sublime | Riccardo Innocenti



Sessualità ed etica, istinto di riproduzione e fugacità dell’esistere, genere maschile e violenza, stato primitivo e sfera sublime: la poesia scelta, tratta da Lacrime di babirussa di Riccardo Innocenti, si sviluppa nella relazione tra caratteristiche diverse, talvolta anche divergenti. Un percorso di sintesi e conciliazione non è scontato, i lembi della contrapposizione restano aperti e pulsanti. Ma possono renderci consapevoli di fenomeni e comportamenti che si sono consolidati con la società e la cultura patriarcale, avviarci verso l’acquisizione di nuove sensibilità nei confronti sia dell’universo femminile che di quello maschile nella loro complessità. Innocenti non indulge nel politically correct ma si concentra soprattutto su alcuni passaggi emblematici: lotta, competizione, conquista, dominio, indifferenza.


La struttura della raccolta da cui sono tratti i testi suddivide le diverse sezioni in tre passaggi: una introduzione che riguarda la funzione del respiro, fondamento dello slancio vitale, una seconda parte di testi poetici e infine una o più prose di tipo narrativo. I due estratti qui proposti, appartenenti a due diverse sezioni, sottolineano una relazione specifica. La poesia estende nell’arco delle tre strofe l’atto sessuale/riproduttivo animale a un piano morale, poi descrive la modalità cruenta del duello, il ruolo passivo delle femmine e, in questo meccanismo comportamentale, l’allontanarsi dei maschi dallo stato primitivo “innalzando la vita sessuale/ a una sfera più sublime”. L’esposizione è neutrale, come in uno studio di etologia comparata, e si sviluppa, oltre che attraverso l’articolazione delle strofe, con le immagini realistiche e crude da documentario, con una versificazione netta e talvolta informale (… per due/ barra tre giorni…) e lo slancio dei versi finali.


Il testo in prosa, Perchie di mare, è caratterizzato da altri elementi ricorrenti nella raccolta: nella prima parte si schiude una sfera onirica, un mondo distopico che interviene sul Soggetto ed evoca violenza e massacro in una rappresentazione concitata da videogioco; nella seconda, affiancata a tale violenza, affiora la memoria di un episodio di vissuto legato alla pesca subacquea e alla penosa agonia del pesce. Se non un senso di colpa in senso stretto, qui affiora la percezione della fragilità del mondo naturale che riguarda anche l’essere umano nella sua crudeltà verso le altre specie.


Jessy Simonini mette in rilievo nella postfazione la relazione del libro con gli strumenti teorici del femminismo e con i men’s studies. Anche in rapporto a questi riferimenti Innocenti costruisce un opera originale entrando con sensibilità contemporanea nel merito di alcuni meccanismi comportamentali di violenza, competizione e sopraffazione che a partire dalle funzioni biologiche più elementari contrappongono uomini a animali, maschi a femmine.

Il babirussa evocato nel titolo è una specie classificata come “vulnerabile” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Anche in questo caso sono in gioco la riproduzione, la sopravvivenza, la caccia, la vulnerabilità della specie umana e animale.





L’atto sessuale è un atto morale

per ciò che può rendere moralmente

al mondo intero. L’animale si propaga

vuotando le ghiandole, giunge presto

alla maturità e del resto è fugace

anche la sua vita. Le sue non sono risse brutali

bensì combattimenti rituali

che rivelano un’intelligenza nella sfida

e nella resa incondizionata.


Il duello comincia con i due campioni

maschi l’uno di fronte all’altro

i colori sfolgoranti. L’attacco è fulmineo

ciascuno tentando di mordere le pinne del nemico

fino a quando non ne restano

che degli informi mozziconi.


Cercano di castrarsi a calci e a morsi

poi ogni maschio vincente

può scegliere una femmina in calore

con cui ha rapporti sessuali per due

barra tre giorni. Le femmine

non lottano mai e i maschi

si allontanano dallo stato primitivo

innalzando la vita sessuale

a una sfera più sublime


*****


Perchie di mare


Lo tormenta un sogno ricorrente in cui un uomo gli impedisce di parcheggiare la macchina o ricevere il resto che gli è dovuto. La sua risposta spontanea è sempre sproporzionata rispetto al sopruso, trova un’arma da fuoco e ammazza il suo nemico con il distacco del miliziano, come se avesse passato anni a sviluppare automatismi in un campo di addestramento per terroristi. Per qualche istante si sente liberato da quel gesto ma presto è costretto a fuggire dalla polizia o da organizzazioni criminali internazionali, lasciando città in fiamme e cumuli di morti. La sua reazione iniziale lo coinvolge in fughe e sparatorie sempre più impegnative ed ogni notte massacra migliaia di antagonisti con il kalashnikov. Gli piace osservare le coreografie spettacolari che compie per liberarsi dalle folle di nemici, continuando a scappare e sparare.


Quando aveva quindici anni praticava la pesca subacquea. Non riuscendo a rimanere in apnea a lungo, sparava soltanto ai pesci piccoli che si facevano avvicinare. Restare sott’acqua era una forma di ascesi, un giorno sarebbe sceso come un piombo per aspettare sul fondo la prossima pulsazione. Smise di pescare dopo aver preso una perchia. Nonostante il tridente le avesse trapassato la coda, la perchia si divincolava con poca determinazione, come se la vita gli fosse stata indifferente. Avrebbe voluto che lottasse per sopravvivere, così che la sua agonia potesse rimanergli estranea. Sarebbe stata una forza da vincere o una corrente da risalire, lui e l’animale separati nella lotta dai loro gesti. Invece si muoveva come un meccanismo sul punto di rompersi e lui doveva assistere a quella debole morte.


da Lacrime di babirussa, NEM Ed., Varese, 2022



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Nota Bio-bibliografica

Riccardo Innocenti (Grosseto, 1992) è dottorando di ricerca in Filologia e Letteratura italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia, dove vive. Lacrime di babirussa è la sua raccolta poetica d’esordio.

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