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Nel battito pulsante della metamorfosi


Ötzi: poesie da conservare è una rubrica di poesia curata da Luigi Cannillo. Ogni mese una proposta di lettura con un breve commento al testo. Il 19 settembre 1991 venne ritrovato in Val Senales (Trentino-Alto Adige) il corpo perfettamente conservato di un uomo risalente all'età del rame, ribattezzato poi Ötzi. Il clima all'interno del ghiacciaio in cui fu ritrovato permise una conservazione completa del suo corpo. Allo stesso modo, vogliamo intendere le poesie che proponiamo: corpi da conservare, al di là del fluire del tempo.




NUMERO OTTO

Nel battito pulsante della metamorfosi | Lella De Marchi



La poesia proposta, dalla sezione “(Ipotesi per un) Autoritratto”, è solo un tassello significativo della raccolta "Ipotesi per una bambina cyborg" (Transeuropa, 2020), in cui Lella De Marchi realizza un progetto ambizioso e complesso. Già il titolo del libro rivela la suggestione esercitata dal Manifesto cyborg di Donna J. Haraway nella rivisitazione del rapporto tra genere, identità e tecnologia, “oltre i confini”. La raccolta si sviluppa in modo conseguente attraverso le tappe delle diverse sezioni fino al “Corollario” in forma di canto e alla “Bibliografia essenziale” conclusivi. Si può considerare come un trattato scientifico o come un’opera di formazione, a partire dai ricordi dell’infanzia del mondo, nel rapporto con la figura e il ruolo materno, con il mito e con identità ibridate considerando i fattori divergenti e le infinite combinazioni del nostro sentire. Così nelle intenzioni dell’autrice il termine cyborg non viene inteso come sinonimo di “robotico”, ma come descrizione di una figura al di là dell’umano, dei binarismi e di ogni schema precostituito.


Maria Luisa Vezzali osserva nella sua preziosa postfazione: “Dove fioriscono le ipotesi il dogmatismo recede. Password per la lettura del mondo, apertura e interconnessione. E puntualmente la bambina cyborg concepisce la relazione come dispendio di sé, trasfusione cosmica che unisce il piano sublime delle stelle a quello ctonio e vile delle tubature, cancella ogni fondamento semantico del concetto stesso di possesso all’interno della circolazione affettiva […]. A essere superati sono i confini del testo che oltre che essere leggibile come pubblicazione è spunto di performance da parte dell’autrice stessa con il supporto di linguaggi sonori e visivi e in questo modo crea ulteriori forme di interattività con il pubblico. Sostanziale, sia per la lettura che per l’oralità, è l’impianto metrico ritmico, scandito dal battito vitale insistente dell’ape, dalle anafore e dalle allitterazioni, dalla estensioni dei versi che superano il tradizionale endecasillabo e nel fluire degli enjambements, oltre che nella compattezza della punteggiatura ridotta al minimo e nell’assenza di maiuscole.

A questo impianto poetico, alla regolarità del suo battito non dobbiamo associare una norma omologante, ma la creazione di un tessuto nel quale l’identità testuale e soggettiva include la trasformazione e la coesistenza di diverse figure - anche attraverso gli slittamenti di senso tra verso e verso, oltre che nelle singole sezioni e poesie della raccolta. In questa poesia spiccano in particolare la coesistenza e lo sdoppiamento di più voci e una chiusa dove alle dichiarazioni di principio della prima parte si ricongiunge il microcosmo naturale e individuale, dai nembi carichi di pioggia ai fagiolini dell’orto.







c’è sempre quest’ape che ronza beata che batte

in testa e sulla tastiera, più si avvicina più mi avvicina

ad ogni innata deviata divinità

ad ogni innata deviata felicità.

non guardarmi nello specchio c’è il nome che porto.

è così bello pensarsi nude fare come

i lombrichi diventare dei fuchi, sull’erba verde

cantare canzoni sovrapporci senza illazioni essere

i mostri che amiamo, inventarci per come siamo.

Credimi, bambina mia.

una chiave ci attende oltre ai confini, sopra innumerevoli

piani ogni giorno piove qualcosa. dal cielo piove

ogni giorno. piove l’acqua per i miei fagiolini.


da Ipotesi per una bambina cyborg (Transeuropa, 2020)





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Nota Bio-bibliografica

Lella De Marchi (Pesaro, 1970) è poeta autrice, performer. Laureata in Lettere Moderne a Bologna ha poi seguito corsi di scrittura creativa e sceneggiatura, laboratori di lettura espressiva ad alta voce e teatro. Ha pubblicato le raccolte di poesia “La spugna”, Raffaelli, 2010, “Stati d’amnesia”, Lietocolle, 2013, “Paesaggio con ossa”, Arcipelago Itaca, 2017, e “Ipotesi per una bambina cyborg”, transeuropa, 2020, e il libro di racconti brevi “Tutte le cose sono uno”, Prospettiva, 2015. Suoi testi sono compresi in blog, antologie e riviste di poesia contemporanea. Unisce alla scrittura un’intensa attività performativa partecipando a reading, poetry slam e festival e realizzando azioni poetico-musicali in collaborazione con altri artisti.

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